Ansia, paura e voglia di scappare via. Accade al 60% degli italiani quando devono affrontare le cure del dentista.

Ansia, paura e voglia di scappare via. Accade al 60% degli italiani quando devono affrontare le cure del dentista.

Palermo, 1 feb. (Adnkronos Salute) – Ansia, paura e voglia di scappare via. Accade al 60% degli italiani quando devono affrontare le cure del dentista. Per il 10% è un vera e propria fobia. E ben il 25%, 1 su 4, rimanda o evita le cure necessarie al cavo orale. L’ansia ‘da poltrona’ odontoiatrica è una condizione estremamente comune che si manifesta con sintomi fisici: accelerazione cardiaca, sudorazione, tremori, capogiri, vertigini sino allo svenimento.

“A rivelarlo sono alcuni studi – spiega Daniele Benedetti Forastieri, specialista in odontoiatria a Senigallia – ma a spaventare è la paura del sangue e degli strumenti taglienti usati. Inoltre il dentista agisce nella bocca, una zona sensibile e psicologicamente ‘intima’”. In aiuto dei pazienti più paurosi è disponibile oggi un test specifico per l’ansia ‘da poltrona’, chiamato Dental anxiety scale (Das) o Test di Corah. “E’ composto – avverte il dentista – da poche domande e permette di valutare l’intensità del timore; viene usato per chi che deve affrontare interventi complessi di chirurgia orale, implantologia o estrazioni multiple”. “La manifestazione più evidente della paura – prosegue Forastieri – sono i comportamenti di fuga, l’allontanamento dall’operatore, l’irrequietezza. La maggior parte delle persone ansiose, il 25%, rimanda o evita completamente il momento delle cure, questo determina situazioni cliniche molto compromesse, che prevedono maggior dispendio di tempo e di denaro. Noi abbiamo adottato protocolli semplici ma efficaci per aiutare le persone a farsi curare”.

La strategia studiata dall’esperto mette insieme un’accoglienza dedicata e l’uso del protossido d’azoto, un gas che inalato permette di ottenere una sedazione cosciente blanda ma efficace. Secondo il dentista “il paziente ansioso fatica ad accettare una posizione durante la visita, tende a non appoggiare il capo sul poggiatesta, a tenere le gambe tese e rigide e spesso non apre a sufficienza la bocca. Ecco che per metterlo a proprio agio va cercato un canale di comunicazione – osserva – e bisogna decidere se proporre direttamente l’uso del protossido d’azoto o di farmaci. Paradossalmente il paziente soffre l’idea di non avere il controllo completo di sé e ha terrore del dolore fisico”.

“L’ansia è una situazione comune anche nei bambini. Fino ai 2 anni temono gli estranei, cercano la protezione dei genitori e si ritraggono o piangono quando cerchiamo di avvicinarci. A 7 anni invece possono seguire le istruzioni, se le proponiamo con un linguaggio e una modalità adatti a loro”, spiega Valentina Marinelli, specialista in odontoiatria. “Purtroppo – prosegue – sono i genitori i primi ad avere paura e trasmettono il timore al bambino con frasi o con atteggiamenti sbagliati”.

Il successo nel trattamento dei bambini si gioca nelle prime due o tre sedute. Forastieri e il suo team hanno adottato da tempo una serie di tecniche validate di comunicazione con il paziente. Una è denominata ‘Tell-show-do’. “Consiste nello spiegare al piccolo ciò che sarà fatto con parole neutre e che può capire – osserva il dentista – poi viene mostrato lo strumento con un avvicinamento progressivo, così il bambino può guardarlo e toccarlo e prendere familiarità. Se il ragazzino è bravo lo si premia, mentre se ci sono stati problemi non si critica e non si sottolinea in alcun modo il suo disagio”.

 

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